Project Management
Stima Story Point in Agile Project Management
Il nuovo esame di certificazione PMP® pone molta enfasi sulla conoscenza delle metodologie di Project Management Agile. Anche quest’articolo vuole essere un contributo alla conoscenza degli argomenti che possono essere oggetto di domande di esame.
“Una certificazione PMP® è per Sempre!
Contesto Agile
I progetti Agile con approccio iterativo forniscono molte nuove tecniche non usuali con i progetti predittivi, tra cui la Stima delle Dimensioni delle User Stories in termini di Story Point: utile per determinare quanto lavoro eseguire in una iterazione.
Le User Story consistono in un formato standard di esprimere le esigenze degli utenti, senza scendere nei dettagli. E’ sufficiente che lascino intendere la funzionalità desiderata nel prodotto da realizzare.
I desiderata o i feedback degli utenti vengono riassunti in formato “User Story” dal Product Owner, il referente degli utenti per il Team di progetto Agile/Scrum. ecco alcuni esempi:
- Come amministratore del blog, desidero moderare i commenti in modo da non pubblicare spam.
- Come Webmaster desidero generare una mappa del sito in modo che tutte le pagine possano essere indicizzate.
L’insieme di User Story costituiscono il Product Backlog, inizialmente in ordine di priorità attribuita dal Product Owner.
Il Team di sviluppo Agile, in modo del tutto indipendente, stima la dimensione di ogni User Story per caricarne un numero adeguato in ogni nuovo Sprint. Se una User Story viene ritenuta più estesa di uno Sprint, la User story viene suddivisa in più User Story più piccole.
Come stimare le User Story
Tradizionalmente la stima delle attività veniva espressa in ore, giornate, settimane, mesi, trimestri e così via.
Con Agile è stato introdotto il concetto di “Story Point”, una unità di misura costruita dal team sulla base delle unità impiegate da attività simili svolte dallo stesso Team. Pertanto, gli story point sono numeri arbitrari utilizzati per stimare le dimensioni relative delle richieste dell’utente attraverso le User Stories.
La scala da utilizzare la stabilisce il Team in ogni progetto. La stima totale degli story point include il tempo per analizzare, disegnare, sviluppare, testare e implementare una user story, espresso in numero di Story Point.
Durante la riunione di pianificazione di ogni Sprint, il Team di Sviluppo prende in carico tanti story point quanto ne può sostenere nell’arco del ciclo di progetto, cioè li Sprint. Il Team è impegnato a realizzare tutte le User Story nel Backlog di prodotto, ma nell’ordine che ritiene più appropriato, considerata anche la priorità espressa dal Product Owner. In questo modo, il Cliente sa che le funzionalità più importanti sono entrate in lavorazione nell’ordine che aveva indicato, a patto che consentano di ottimizzare la lavorazione. Se le priorità cambiano nel corso del progetto, basta indicarlo in backlog tramite il Product Owner.
Naturalmente, le priorità possono cambiare durante il progetto. Quando ciò accade su un progetto Agile, il cambio di priorità comporta soltanto la riassegnazione dell’ordine dei casi utente nel backlog.
E’ importante che il Team determini a più presto quanto lavoro può comprendere ogni iterazione, per tenere relativamente costante il carico di lavoro di iterazione in iterazione.
Con gli Story Point, ogni Team di Sviluppo stabilisce il peso di ogni story point. Ad esempio, se la User Story A è stimata 5 Story Point e la User Story B richiede il doppio del tempo, vuol dire che alla User Story B saranno assegnati 10 Story Point.
Si tratta di una convenzione valida per ogni progetto, per cui, un altro Team potrebbe stimare valori completamente diversi, in più o in meno. Quello che conta è il peso relativo tra User Story, che si consolida man mano che si riporta il numero di Story Point impiegati dalle User Story completate.
Stabilita la dimensione relativa tra User Story in termini di Story Point, il Team può stimare quanti Story Point possono entrare in una iterazione (Sprint).
Concetto di Velocità
Gi Story Point determinano la Velocità del Team misurata ad ogni fine Sprint.
Se un Team preso in carico 40 Story Point per l’iterazione, si accorge che occorre più lavoro e quindi più tempo, sorge il problema di dover ricorrere al lavoro straordinario o non raggiungere l’obiettivo dello Sprint. Se non finisce il lavoro, non ha cosa dimostrare all’ utente a fine Sprint.
In uno scenario del genere, sforati i tempi dell’ultima iterazione, il Team deciderà di prendere in carico meno Story Point nell’iterazione successiva, ad esempio 35 anziché 40.
Se, al contrario, alla fine dell’iterazione successiva, il Team si rende conto che avrebbe potuto fare di più, alza un po’ l’asticella, prendendo in carico 37 Story Point anziché 35.
Dopo i primi aggiustamenti, il Team assume 37 Story Point come carico ideale, per tutte le successive iterazioni.
Concetto di Ritmo
Con i l criterio degli Story Point per singola User Story, il Team tara la sua Velocità di esecuzione del lavoro di ogni Iterazione. L’obiettivo è fare sempre meglio, pertanto la Velocità deve tendere ad aumentare o almeno rimanere costante. Non è bello se diminuisce. Questo impegno morale è noto anche come il “ritmo”. Story point, velocità e ritmo sono termini unici del modello Agile.
Questi concetti, entrano a pieno titolo nelle competenze da dimostrare per accedere alla certificazione PMP® e in parte anche a quella CAPM®; le due certificazioni di base del PMI:
- La certificazione PMP® (Project Management Professional) è la credenziale da Project Manager più importante a livello internazionale, compreso la Pubblica Amministrazione Italiana.
- La certificazione CAPM® (Certified Associate in Project Management) è l’ideale per chi non ha ancora esperienza di Project Management, in attesa di maturare i requisiti per la certificazione PMP®.
Mentre l’esame PMP® verifica la comprensione di scenari o situazioni in cui il Project Manager potrebbe trovarsi, l’esame CAPM® verifica solo la conoscenza nozionistica del PMBOK ® Guide, indispensabili anche per la certificazione PMP®.
La crescente velocità di cambiamento indotta dalla globalizzazione, dalle nuove tecnologie e dalla disponibilità di enormi quantità di dati (Big Data) fanno supporre che l’investimento in una certificazione PMP® è la migliore scelta che può fare un professionista, anche se già occupato.
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