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Jaquemart precursori dell’IoT

(Internet of Things)

Internet of Thinks (IOT)

Gli automi rappresentano una divertente sollecitazione della fantasia umana nell’animare le cose (oggi diciamo IoT – Internet of things).

La chiesa osteggiò l’animazione degli oggetti attribuendogli qualcosa relativo alla magia, quindi blasfemo. Si salvarono gli orologi da campanile, perché avrebbero dovuto segnare le ore con dovuta compostezza. Ecco una memoria sull’argomento:

Improvvisamente, verso la metà del XIV secolo, l’orologio meccanico conquistò l’immaginazione dei nostri antenati. Parte dell’orologio civico, che precedentemente si era manifestato nella costruzione di cattedrali, viene ora diretto alla realizzazione di orologi astronomici di  meravigliosa complessità ed elaborazione. Nessun cittadino, in Europa, si sarebbe sentito più tale, se sollevando il capo dalla piazza della sua città, non avesse visto i pianeti rivolgersi in cicli ed epicicli, mentre gli angeli davano fiato alle trombe, il gallo cantava e gli apostoli, i re, ed i profeti marciavano vanti e indietro al battere delle ore …. Per quanto molti facessero parte di chiese, non avevano quel carattere di pio inganno, presente nei congegni dei templi ellenistici … e i nuovi grandi orologi astronomici venivano presentati francamente come meraviglie meccaniche, ed il pubblico li  apprezzava come tali.” (fonte: L. White).

Comunque, il prodotto di questi meravigliosi orologi non fu la loro capacità di segnare le ore, ma scene, quadri e allegorie  che essi riuscivano a mettere in atto. Nacque così lo jaquemart che offre spunti per spiegare il ruolo degli automi sulla fantasia popolare, anziché il complesso meccanismo dell’orologio.

Mori di Venezia

Mori di Venezia

Lo jaquemart è “l’uomo di ferro” o di bronzo, che con un martello batte le ore sulla campana: automa famosissimo e celebrato, diffuso dall’alto Medioevo ad oltre il Rinascimento. Ne esistono diversi anche in Italia, come quello di Orvieto o i famosi Mori di Venezia.

Ne ho incontrato una coppia di recente ad Udine, nella famosa Piazza della Liberà. Essi dominano la piazza e scandiscono il tempo come gli è stato insegnato fin dalla loro costruzione.

Orologio di Udine

Orologio di Udine

Lo jaquemart simula l’annuncio delle ore gridate dai soldati di ronda, che percorrevano le strade della città.

Il meccanismo che batte le ore dall’orologio della città è una figura di ferro, vestita da soldato, che segna sulla campana lo scorrere del tempo. Si tratta di un meccanismo con gesti ripetibili, il classico automa tradizionale.

La fortuna dello jaquemart è dipesa soprattutto dalla tradizione popolare di umanizzarlo, familiarizzando  e solidarizzando con l’uomo di ferro esposto alle intemperie, solo indicarci il passare del tempo.

Anche il nome sembra essere un’abbreviazione popolare. Infatti l’origine in francese è “Jacques au marteau“, mentre in inglese era: “Jack of the clock“. La gente ha continuato ad attribuire allo jaquemart un nome familiare. A Orvieto lo chiamano “Maurizio“, praticamente colui che lo ha costruito.

A Berna, invece, lo jaquemart della città si chiama “Hans von Thann” e molti altri jaquemart del nord si chiamano proprio Jean e Hans.

Quello che è divertente è che allo jaquemart viene attribuito anche un carattere: paziente, perseverante, coraggioso, fedele.

Una straordinaria descrizione dell’orologio di Niort recita: “Dapprima esce la figura della Sollecitudine, che appare da una finestra, e ordina alla Servitù di uscir dalla stanza per suonare l’ora di mezzo: ciò fatto, si ritirano entrambe, e ai tre quarti ritornano per avvertire che stanno per fare la loro apparizione altre figure. Subito si vedono la Sollecitudine e la Servitù su due pilastri, che girano su di sé ai lati del Gallo, e i movimenti delle loro teste sono sincronizzati con quelli del Gallo che ad ogni ora batte tre volte le ali, e, alzando il collo al modo delle bestie vere, canta tre volte. Si vede poi la figura dell’Annunciazione, un angelo che apre la porta della stanza e avanza fino alla figura della Vergine, che sta in un oratorio: Essa con un movimento si pone dinanzi all’angelo e questi la saluta, nello stesso tempo lo Spirito Santo scende dall’alto su di Lei, e non appena l’Eterno Padre, che si vede in alto, ha dato la sua benedizione con un movimento della mano che segna una croce, e ciò per tre volte, lo Spirito Santo vola al contrario verso i cieli, l’angelo ritorna nella sua stanza, chiude la porta dell’oratorio e la Vergine riprende la sua primitiva posizione …

Può sembrare esagerata la rappresentazione sacra attraverso un meccanismo o l’umanizzazione di una statua di ferro con qualità sovrumane: non soffre freddo o caldo e nulla lo stupisce dalla sua posizione privilegiata, di solito sopra un campanile.

(fonte: “I Falsi Adami” di G.P.Cesarani).

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